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Bugie, cenci, frappe, galani o crostoli: dolci tipici di Carnevale che cambiano forma e nome a seconda della regione in cui ci troviamo.
La ricetta è molto simile tra loro ma… voi conoscete la loro storia?
Cos’hanno in comune di regione in regione? Sono friabili, dorate, rettangolari, cosparse di zucchero a velo: le chiacchiere hanno un aspetto e un sapore davvero inconfondibili. Ma da dove arrivano questi dolci che sono già presenti nelle vetrine di fornai e pasticcerie?
Una storia molto antica
Le origini risalgono, a quando nell’antica Roma si celebravano i Saturnali, una festa molto simile al Carnevale attuale. Durante questo periodo di banchetti e feste, uno dei simboli d’eccesso erano le frictilia, dolci fritti nel grasso di maiale, distribuiti alla folla fra le strade della città. Apicio, uno dei più noti e raffinati buongustai del tempo, le descrive così: “Frittelle a base di uova e farina di farro tagliate a bocconcini, fritte nello strutto e poi tuffate nel miele”.
Tanti nomi per un unico dolce
Bugie in Liguria, cenci in Toscana, frappe a Roma, galani in Veneto, cròstoli in Friuli. Il nome varia da regione a regione e in alcuni casi anche da città a città, ma la ricetta è più o meno sempre la stessa. L’impasto è a base di farina , zucchero, burro, uova. C’è poi chi aggiunge del Marsala, chi del vino bianco, chi del Vin Santo, chi ancora della grappa. Le varianti dipendono dalle usanze regionali.
Sottili e impalpabili o un po’ più corpose, le chiacchiere di Carnevale devono avere le bolle, segno che la sfoglia è stata ben stesa e la frittura è stata fatta a regola d’arte. Un tempo le chiacchiere di Carnevale venivano fritte nello strutto: oggi viene ormai sostituito da un più leggero olio di semi. Chi è particolarmente attento alla salute e alla linea può decidere anche di optare per una cottura al forno come la ricetta che trovate a questo link.
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